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Quando pensiamo ad un bambino, non riusciamo ad immaginarlo senza la sua mamma ed il suo papà, ossia senza la sua famiglia, nucleo fondamentale che gli ha dato la vita biologica e gli assicura la sopravvivenza attraverso l’affetto e le cure necessarie per crescere.

 Daniel Stern è stato uno dei principali esponenti dell’Infant Reserach in ambito psicoanalitico. Egli ha utilizzato metodi sperimentali per studiare l’interazione madre-bambino dimostrando che esiste nel bambino, fin dalle più precoci fasi della vita, la capacità ed il bisogno di relazionarsi con la propria madre, invalidando tutte le precedenti teorie che vedevano il bambino come in un rapporto simbiotico con la madre e incapace di relazionarsi.

Secondo le ricerche di Stern il bambino si rapporta attivamente alla realtà ricavando, dalle precoci stimolazioni sensoriali che riceve, un emergente senso di sè che andrà strutturandosi via via nella relazione con la madre.

Uno degli esperimenti Infant Research prevedeva che a un bambino, di pochi giorni di vita, venissero posti, vicino alla testa, rispettivamente a destra e a sinistra, due tamponi imbevuti di latte. Uno di questi tamponi era imbevuto del latte della madre mentre l’altro del latte di un’altra donna. Si notò come i bambini giravano il capo sempre verso il tampone imbevuto del latte materno anche se questo veniva spostato nel lato opposto.

Questa sperimentazione dimostra come un neonato, già a due giorni di vita, non solo ha la capacità di riconoscere l’odore della madre ma anche lo prefisce poichè manifesta questa preferenza girando la testa proprio verso il tampone imbevuto del latte materno.

Questo esperimento come moltri altri, mette in evidenza le molteplici capacità già presenti nel bambino al momento della nascita, ma anche ci fornisce importanti informazioni sulla profondità del legame che esiste tra quel bambino e sua madre.

Ed è proprio in questo legame così profondo che si fondono aspetti biologici e psichici, rendendo quasi miracoloso tutto il processo di dare alla luce un bambino e consentirgli una sana crescita accanto alla sua mamma e al suo papà.

Questa unione così unica ha radici lontane, in un’epoca ancora precedente il concepimento. Ritengo che il legame tra il bambino e la madre “prenda vita” quando ancora il bambino stesso risulta essere un pensiero, un desiderio, un’idea nella mente del genitore, magari anche non del tutto condivisa con il partner, ma sicuramente investita di emozioni e rappresentazioni, che poi saranno partecipate, si spera, da entrambi i partner. Tuttavia si può pensare che questo legame trovi il suo inizio ancora prima ossia tutte quelle volte che la madre, quando ancora bambina o da ragazzina o da giovane donna ha pensato a quel bambino che sarebbe diventato il suo bambino.

Penso che già in quel momento abbia inizio una “esistenza” del bambino, o meglio del proto-bambino, del bambino Rappresentato che diventerà poi Bambino Reale al momento del concepimento e quindi che abbia inizio quel legame profondo con lui.

Pensiamo per un momento a tutte le fantasie che la madre o il padre fanno sul loro bambino rappresentato, prima ancora del concepimento, quando sanno che vorranno fare questa esperienza di maternità e di paternità ma non sanno ancora di chi saranno padre e madre. È il pensiero che si mette in moto con la sua forza creativa che, poi, viene condiviso dalla parola tra i coniugi. La parola acquista forza da una tensione comune, e questa forza diventa un propulsore di vita immenso da cui scaturisce il concepimento del bambino che diventa sangue, carne, linfa e via via prende forma dentro la madre, iniziando così la sua esistenza fisica, certo, ma non possibile se non vi fosse stata quell’opera del pensiero creatore, quel desiderio generativo. Il germe di quel bambino si trova già lì, dentro quel pensiero, e questo ci può forse dare degli spunti per comprendere quanto profondo risulti essere il legame tra quel bambino ed i suoi genitori, tra quel pensiero-desiderio di paternità-maternità e quel piccolo esserino apparentemente ignaro di tutto.

Marcella Romano, psicoterapeuta

Chiara Bertossi, psicologa

Aprile 4, 2016

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