Consultorio Udinese > News > Violenza di genere e violenza nelle relazioni – Parte 2
Tipologie e contenuti
Muovendo anche questa analisi dal generale al particolare, è possibile osservare:
Violenza fisica – quella che agisce, pertanto, primariamente sul corpo, con atti rivolti a fare male o spaventare.In tale ambito si può immaginare di far rientrare il seguente ventaglio di condotte. Percosse e lesioni (schiaffeggiare, colpire, mordere, spingere, strattonare, fratturare, bruciare, tagliare, costringere, tirare i capelli, ferire, aggredire con l’acido, aggredire con oggetti, sequestrare…); Violenza inerente la sfera sessuale e riproduttiva (violenza sessuale, stuprare, molestare, mutilare, prostituire, provocare un aborto, imposizione di pratiche sessuali, pratiche sessuali degradanti, rifiuto nell’utilizzo di contraccettivi…); Eliminazione fisica (femicidio, omicidio, aborto delle figlie femmine, …)
Violenza psicologica – quella diretta alla psiche ed all’emotività della vittima. Vi ritroviamo condotte quali: isolare, impedire i contatti sociali ed affettivi, insultare, umiliare, sbeffeggiare, colpevolizzare, minacciare, insultare, controllare, coartare la volontà, mortificare, forzare, urlare, spaventare, denigrare affetti e fede spirituale, sminuire, perseguitare, pedinare, manipolare, ricattare, matrimoni forzati, maltrattare l’animale d’affezione, essere trattata o presentata come pazza, portare alla completa svalutazione di sé ed annientamento della personalità ed individualità…
Violenza economica – mirante a rendere anche economicamente dipendente, impotente, isolato e, quindi, controllabile il soggetto. Tale forma di violenza è riconoscibile nel controllo maniacale dei conti e delle finanze del partner, nella coartazione direzionata a smettere di lavorare (diretta come ad es. pretendere l’abbandono del lavoro ed indiretta come ad es. provocare la perdita del lavoro), nella sottrazione del denaro o altri mezzi di pagamento (bancomat, carte…), nel far mancare i mezzi di sussistenza (per sé e per la prole) o impedire l’accesso agli stessi, nell’utilizzare la disparità economica come mezzo di svalutazione , coartazione, umiliazione, nell’obbligare all’assunzione di impegni economici… A livello esclusivamente giuridico e normativo, senza alcuna pretesa d’esaustività, i reati cui è possibile ricondurre astrattamente le suddette condotte spaziano da quelli di minaccia (612 c.p.), violenza privata (610 c.p.), lesioni (582,583 c.p.), maltrattamenti (572 c.p.), sequestro (605 c.p.), omicidio consumato o tentato (585 c.p.), violazione degli obblighi di assistenza (570 c.p.), abuso mezzi di correzione (581 c.p.), sottrazione di minori (574 c.p.), mutilazioni genitali femminili (583 bis c.p.), atti persecutori (612 bis c.p.), violenza sessuale (609 bis c.p.), riduzione in schiavitù (600 c.p.), puri o aggravati… Laddove l’autore del reato e la vittima siano legati da una relazione familiare o affettiva, in essere o conclusa, si configura la sub specie della cosiddetta Violenza domestica o intrafamiliare, connotata dalla circostanza per la quale tutte le condotte sopra esaminate sono dirette da un soggetto posto in una ‘relazione con la persona offesa – sia essa compagna/o, moglie/marito, attuale o ex, convivente o meno, figlia/o, ascendente o discendente, in ogni caso appartenente al gruppo familiare o affettivo – in modo del tutto indipendente da ‘dovÈ la violenza ha materialmente luogo. Inutile ricordare come l’esperienza tristemente insegni che la schiacciante maggioranza degli episodi di violenza ed abuso avvenga e sia spesso mantenuta quale ‘modus vivendi’ in tale contesto, con effetti ancor più devastanti. Proprio per tali motivi detta circostanza ha condotto ad una serie specifica d’interventi giuridici, sostanziali e processuali, volti ad individuarla come categoria a sé e a prevedere una serie d’interventi mirati e di trattamenti sanzionatori inaspriti, che esulano dalla presente trattazione in ragione dell’alta specificità e giuridicità. Di dette forme di violenza, infine, possono essere oggetto diretto o indiretto anche i bambini, allorquando siano essi stessi vittima diretta, unica o meno, oppure allorquando assistano, per volontà specifica dell’autore o meno, oppure quale essi stessi mezzo di violenza indiretta (agisco sul bambino per agire sull’adulto e, pertanto, attuare una violenza diretta sul bambino per attuarne una indiretta sull’adulto – es. separazioni altamente conflittuali); in detta ultima eventualità si parla di ‘violenza assistita’, riconosciuta specificamente a livello giuridico con la L. 119/13, come violenza su minori costretti ad assistere ad episodi di violenza a danno di figure familiari di riferimento (soprattutto ma non solo la madre). Questo avviene circa nel 50% dei casi. Inutile dire che i segni e le cicatrici della violenza non sono solo fisici, al punto che diversi studiosi sono portati a parlare di omicidio psicologico parallelamente all’omicidio e femicidio; i danni, sul breve e sul lungo termine, incalcolabili ed oggetto specifico delle nuove frontiere del diritto e della psicologia e psichiatria. I costi sociali altissimi.