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Da quello che si è detto, per la psicoanalisi è imprescindibile che l’esperienza soggettiva possa avere delle determinanti inconsce e che alla base del funzionamento psichico, sia normale che anormale, si debba riconoscere l’agire al di fuori della consapevolezza conscia.

Se tale esperienza è inconscia come facciamo a rendercene dotti? Quali sono gli strumenti che lo psicoanalista possiede per entrare in contatto con l’Inconscio, soprattutto con la certezza di avvicinarsi al materiale inconscio del paziente e non ad una fantasia che si produce nella sua mente, dal momento che ciò che è inconscio e per definizione inconoscibile e noi ne possiamo dedurre l’esistenza unicamente attraverso l’azione dei “derivati” che riescono a raggiungere il Preconscio, fino a manifestarsi, in vari modi, nel sistema Conscio? I derivati sono quei contenuti psichici inconsci che riescono a penetrare nella coscienza dopo che hanno subito una opportuna trasformazione e di cui ne deriviamo l’origine nei processi in cui si trasformano, come nelle paraprassie (atti mancati, lapsus linguae, ecc.), nei sogni o nei sintomi psichici, che risulterebbero inintelligibili se non ne cogliessimo il legame che essi hanno con quei processi che avvengono nell’inconscio. Proviamo ora a fare un esempio per vedere graficamente di cosa sto parlando, tenendo conto della natura speculativa e del valore unicamente didattico che ha questo espediente, con lo scopo di farvi comprendere che cosa si intenda quando ci si riferisce ai derivati.

Lo faccio utilizzando il sogno di un mio paziente:

“Devo andare a fare visita da un mago che vive in un antico palazzo. Attraverso corridoi stretti e bui fino ad arrivare ad un ampio salone molto ben illuminato e con un pavimento in parchetto tirato a lucido. Altre persone sono in attesa. Accatastati nello stanzone ci sono un’innumerevole quantità di giocattoli, che sono la collezione privata del mago. Nelle altre stanze che si affacciano sul salone può vedere che sono anch’esse ben illuminate e ricolme di giocattoli. L’attesa del mago diviene vana ed egli non si fa vedere. Tutte le persone in attesa rimangono deluse, anche se in loro permane il piacere di essersi conosciute. Con questa doppia sensazione lasciano l’abitazione del mago e riattraversano gli androni bui del palazzo.”

Durante la descrizione del sogno avverto uno stato d’animo di disinteresse e di poca attenzione al racconto del paziente. Le associazioni al sogno lo portano a mettere in relazione la collezione di giocattoli del mago con la propria attività professionale di rivenditore di giocattoli. Quindi accosta la figura del mago alla mia, di un “mago” poco attento ai suoi bisogni, ma che per lui costituisce un polo d’attrazione suggestivo. Il “mago” ha il potere di provocare in lui delle trasformazioni. Il paziente passa poi a descrivermi delle situazioni di relazione nelle quali si trova a che fare con delle persone dotate di forte personalità e con le quali gli succede di modificare la propria opinione per assumere la loro. Forse per questo motivo molte volte si irrigidisce e si mette al riparo staccando e provocando una specie di isolamento.

Collego tutto quanto il paziente mi dice al sentimento di distrazione che provavo durante il racconto del sogno. Il effetti nel sogno il mio cliente non aveva stabilito nessun punto di contatto con il “mago”, la cui presenza è percepita tramite l’imponenza suggestiva del palazzo e delle altre persone in attesa. Non c’è (il paziente non lo provoca, dato che è lui a produrre il sogno) nessun contatto diretto, pelle contro pelle. L’emozione di scarsa attenzione durante la narrazione del sogno si può collegare al bisogno difensivo del paziente di creare un distacco, un isolamento affettivo tra me e lui, al fine di tenere sotto controllo i propri desideri intrusivi che potrebbero manifestarsi se con me stabilisse una relazione di bisogno. Lui vorrebbe riempire tutte le stanze con la propria presenza (i giocattoli), avere il “mago” tutto per sé, ma deve fare i conti con la rabbiosa presenza degli altri (le altre persone in attesa) che ne bloccano il desiderio. Nel sogno il sentimento di solidarietà con le altre persone presenti rappresenta la trasformazione nel contrario, operata dalla difesa sui sentimenti del paziente, al fine di salvaguardarlo dall’espressione di qualunque sentimento di rabbia. Si può dire che il sogno realizza una funzione difensiva, mantenendo il paziente in una condizione di frustrazione del bisogno, in quanto la soddisfazione di esso implicherebbe per lui una minaccia ancor più grave, rappresentata dai propri desideri intrusivi da un lato e dal timore, dall’altro, che esprimere una condizione di bisogno lo faccia sentire esposto a una relazione di dipendenza totale e manipolatoria.

Vediamo ora di prendere in considerazione il percorso dei derivati.

  1. Desiderio intrusivo di dipendenza.
  2. Altre persone vanno a fare visita al “mago”.
  3. Il “mago” non si fa vedere.
  4. Se ne torna a casa sollevato, provando un sentimento di solidarietà con gli altri.

Vorrei far vedere anche dal grafico che vi ho proposto come la parte ideazionale dell’impulso rimanga staccata dalla componente affettiva, anche se si accompagna ad essa.

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Luglio 18, 2016

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